sabato 3 dicembre 2011

FAUST di SOKUROV




Una trasposizione fedele dell'opera di Goethe sarebbe impossibile: chi si aspetta una cosa del genere dal film di Sokurov rimarrà fortemente deluso. Il regista parte dal Faust, ma fa qualcosa di diverso. Sokurov dichiara che si tratta dell'ultima parte della tetralogia sulla natura del potere, dopo Moloch (Adolf Hitler), Taurus (Vladimir Lenin), Il Sole (Hirohito). Si fa fatica a trovare un legame con tali opere. Forse va ricordato la seconda parte dell'opera di Goethe, quando Faust, dimenticati gli amori, si dedica all'azione e riceve dall'imperatore il governo del litorale dell'impero e lo fa fiorire e prosperare. Ma nel film questa parte non è rappresentata.


Il film ha forse tenuto presenti le fonti da cui ha tratto ispirazione Goethe: un Puppenspiel, molto noto nell'ambiente tedesco medioevale, dove Faust è presentato come mago e negromante. Di qui forse l'ambientazione in un povero villaggio medioevale tedesco, che si immagina pieno di ignoranza e superstizione . Faust è un professore di anatomia, che seziona e studia i cadaveri, ed ha un padre che è anche lui medico. Le scene iniziali sono improntate ad un forte realismo, a volte fastidioso. Si fatica un poco ad abituarsi al contesto e si fatica ad accettare la rappresentazione dei personaggi, che sono inseriti nella vita del borgo. Il più sorprendente è Mefistofele, rappresentato come un usuraio ed ha pure una moglie; non ha niente della potenza diabolica del suo ruolo, ma è un poveraccio deforme che si muove con fatica, ma che colpisce per la sua aria sinistra. Per di più puzza ed ispira disgusto.





Viene rappresentato un contesto chiuso in se stesso, senza aspirazioni ultraterrene, che provoca quasi un senso di claustrofobia. E' un mondo dolente e rappresentato nella sua materialità. Poco alla volta però ci si abitua ai personaggi e ci si lascia trascinare dalla vicenda. Si accetta cioè il gioco del regista che va via via delineando i suoi personaggi. Faust è insoddisfatto della sua vita, schiavo delle passioni ed avido di denaro e Mefistofele lo asseconda. Anche nel film è presente la scena all'osteria, che colpisce per la rappresentazione realistica. Sarebbe stato impossibile però rapprentare la notte di Valpurga con le streghe che ballano. C'è tuttavia una scena con le lavandaie; tutte queste donne un poco volgari, che fanno il bagno in una grande vasca, fanno pensare ad un ambiente libertino.

La svolta arriva, quando compare Margherita, una avvenente giovinetta, da cui Faust è fortemente attratto. Per averla firma il famoso patto con il sangue e vende la sua anima al diavolo. Ma più che un diavolo è un mezzano. Mefistofele lo asseconda negli approcci e gli consente di soddisfare i suoi desideri. La tragica fine della vicenda, con la morte di Margherita, resta fuori del film, che finisce quando i due personaggi si inerpicano per uno stretto sentiero fino in cima ad una montagna. Qui Faust si libera di Mefistofele e prosegue solo il cammino verso l'ignoto, la libertà, l'infinito. Nell'opera di Goethe, Faust si salva dalla dannazione perchè, nonostante le sue colpe, ha sempre operato per il bene dell'umanità.

Il film ha una grande forza di rappresentazione e stimola continuamente la riflessione, anche per l'approccio letterario, e per questo non è facile; è adatto ad un pubblico colto e disposto a seguire il regista nel suo disegno. Richiede attenzione e concentrazione da parte dello spettatore, anche per l'impianto teatrale, che rallenta il ritmo.

Sokurov ha fatto un film con scarsi mezzi e con attori semiprofessionisti, ottenendo un risultato senz'altro eccellente.

Bravi gli attori. Johannes Zeiler è un Faust credibile e convincente. Strano, con un'aria tra il furbesco ed il sinistro, Anton Adasinsky, nella parte dell'usuraio-Mefistofele. Isolda Dychauk è centratissima nel ruolo di Margherita, con la sua immagine di giovinetta: proprio come uno se la immagina. Hanna Schygulla è la moglie dell'usuraio: una muta presenza.

Inutile parlare di Sokurov; il film, pur con dei difetti, è un'opera straordinaria, degna del Leone d'Oro vinto a Venezia.



Faust




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