sabato 3 marzo 2012

HYSTERIA - Una cura speciale

 Lord  Edmund   St. John-Smythe  (Rupert Everett)                                 Charlotte Dalrymple  (Maggie Gyllenhaal)         


La vicenda si svolge a Londra nel 1980. Mortimer Granville è un giovane dottore, impaziente di applicare negli ospedali le nuove teorie scientifiche e di migliorare la vita dei pazienti. Egli sostiene che una buona igiene sanitaria potrebbe evitare numerose infezioni, ma si scontra con i medici della vecchia scuola che deridono la teoria le sue idee sui germi e continuano a basarsi su bagni di vapore e salassi con sanguisughe come metodi terapeutici. Dopo l'ennesimo licenziamento, trova lavoro presso il dottor Dalrymple, specializzato nella cura "manuale" della isteria. Si tratta di massaggi manuali intimi alle signore affette da questa patologia che provocano parossismi, alleviando i disturbi. Quella che era chiamata isteria ed era in realtà insoddisfazione sessuale, era molto diffusa a Londra e si manifestava con sintomi rappresentati da tristezza, irritabilità, pianto frequente o rabbia incontenibile. Il dottor Granville ottiene notevole successo nel nuovo incarico, tanto che  il dottor Dalrymple gli offre di diventare suo socio nello studio e gli concede la mano della figlia Emily.

Purtroppo un disturbo della mano destra impedisce a Granville di continuare ad effettuare correttamente il trattamento curativo, per cui viene nuovamente licenziato.   Ritorna allora dal suo benefattore, Lord Edmund St. John-Smythe,   un appassionato di tecnologia e dispositivi elettrici che sta sperimentando un nuovo congegno. Si tratta di   uno strumento che in realtà il dottor Granville aveva pensato per la cura dei muscoli indolenziti in fisiatria. Nel film invece, osservando gli esperimenti del suo amico, a Granville viene la grande idea: perchè non utilizzare uno strumento meccanico per somministrare il massaggio intimo?
    

Nasce così la scoperta del vibratore, uno strumento di piacere femminile di grande successo. Granville diventa ricco e può così perseguire il suo ideale di medico fedele al giuramento di Ippocrate e curare gli ammalati poveri che non possono pagare. Ad indurlo a questa scelta è anche Charlotte Dalrymple, la figlia maggiore del dottore, la quale in forte conflitto con il padre, gestisce un centro di accoglienza per i poveri. Mentre Emily è dolce, pudica ed un poco insipida, Charlotte è disinibita, passionale ed attraente e riesce a fare colpo sul giovane dottore, anche per la somiglianza dei loro ideali umanitari.
Il paradosso della vicenda è che uno strumento di piacere come il vibratore sia stato scoperto in una società puritana ed inibita, come la Londra di fine Ottocento. La scena finale mostra anche la regina Vittoria che riceve un esemplare del prezioso strumento.

La forza del film sta nell'affrontare un tema un poco imbarazzante con garbo, ironia e leggerezza.  Viene da ridere, vedendo la serietà e coscienziosità con cui il dottor Dalrymple effettua il massaggio intimo alle sue pazienti. Tania Wexler realizza, al suo esordio una commedia divertente. L'ambientazione accurata ci offre una viva immagine della Inghilterra vittoriana, dove le invenzioni sono all'ordine del giorno.

Straordinaria l'immedesimazione degli attori nei loro ruoli.  
Hugh Dancy è il Dottor Mortimer Granville;  Rupert Everett è Lord Edmund St. John-Smythe;  Maggie Gyllenhaal è Charlotte Dalrymple; Felicity Jones è Emily; Hugh Dancy rende credibile il dottor Dalrymple; Sheridan Smith interpreta la sfacciata Molly.

 
Hugh Dancy è il dottor Dalrymple
Felicity Jones è Emily












Hugh Dancy è il Dottor Mortimer Granville



venerdì 2 marzo 2012

LA TALPA - Un thriller da John Le Carré

La vicenda si svolge a Londra nel 1973, in piena guerra fredda. Control, capo del British Intelligence Service, è stato costretto alle dimissioni a causa di un grave insuccesso: l'agente da lui inviato in Ungheria per prendere contatto con un possibile disertore russo, Jim Prideaux era stato clamorosamente smascherato e ucciso (apparentemente). "Un uomo deve capire quando è il momento di lasciare la festa". Il suo vice George Smiley è stato forzatamente costretto a ritirarsi, ma viene segretamente richiamato in servizio dal sottosegretario governativo per una missione particolare. Adesso che non fa più parte della "famiglia" è nella posizione ideale per condurre le indagini. 

Il suo compito sarà  scoprire un agente che fa il doppio gioco e che si trova  ai vertici del Circus, il più grande dipartimento dei Servizi Segreti Britannici. Ai vertici c'è un gruppo di quattro uomini che Control ha soprannominato lo Stagnino, il Sarto, il Soldato ed la Spia.  Per il compito affidatogli  Smiley decide di avvalersi della collaborazione di   Peter Guillam, un giovane e brillante agente, e di un funzionario che viene richiamato dalla pensione.    Come ufficio sceglie un alberghetto fuori mano che non dà nell'occhio e dove può operare indisturbato. L'informazione sulla talpa è in possesso anche di Irina, una spia russa che è pronta a "rivelare un segreto, la madre di tutti i segreti: al vertice del Circus c'è una talpa" e propone uno "scambio". Per avere parlato della talpa sarà uccisa dal feroce Karla, il capo del KGB.




In un appartamento uno dei capi del Circus incontra l'addetto culturale sovietico Poliakov. Ufficialmente, questi fornisce informazioni  allo spionaggio inglese; in realtà è vero il contrario, cioè è Poliakov che riceve informazioni riservate.  Per conoscere l'indirizzo dell'appartamento, Smiley mette alle strette "straniero". Poi, con appostamenti, riesce a cogliere la "talpa" in flagrante. Del colpo si scena finale meglio non parlare.

Basta dire che Smiley rientra trionfante negli uffici del Circus e si siede dietro la monumentale scrivania del capo, dopo avere scambiato uno sguardo di intesa con   il fido Peter Guillam. 

"Tinker, Taylor, Soldier, Spy". Questo è il titolo  del best seller di John Le Carré, pubblicato nel 1974 e primo episodio della così detta ‘trilogia di Smiley‘ o ‘trilogia di Karla‘, di cui il film è un adattamento. L'autore è stato agente dell'MI6 e conosce bene quel mondo; ha collaborato con  Peter Straughan alla sceneggiatura. Un film crudele, ma quasi mai cruento.

"La talpa" è un film bellissimo, un capolavoro nel genere "spy story" .
Il film ha un ritmo lento e dilatato e procede con un andamento cadenzato e preciso che ben si adatta a rendere l'ambiente dei servizi segreti: sotto una superficie imperturbabile però si celano intrighi, veleni e tradimenti. Sbaglia chi si aspetta un ritmo incalzante, come nei film di James Bond. "Le cose sono diverse da come appaiono", afferma uno dei personaggi. Così il film appare lento e compassato, ma sotto la forma è tutto percorso da una energia emotiva bruciante; è difficile all'inizio delineare il carattere dei personaggi e la loro posizione nella storia, ma lentamente ed inesorabilmente uno sente  crescere dentro di sè l'ansia e la suspense serpeggia fino alla fine. I contorni dei protagonisti sono solo delineati, perchè essi non sono liberi di esprimere i loro veri sentimenti per il ruolo che rivestono nel "circus".

Il film è elegante e visivamente perfetto grazie alla fotografia, ai costumi, alla scenografia e al trucco che ci riportano agli anni '70; è apparentemente freddo, ma è animato da un pathos segreto ed è pervaso dalla sottile malinconia dei tempi andati . Ciò deriva anche dai flashback di feste d’ufficio in tenui tinte pastello che si alternano a tetre immagini di una Londra senza colori.

Tomas Alfredson imposta una sorta di partita a scacchi, dove ognuno sacrifica l'altro per raggiungere un qualche obiettivo e dove la tanto sbandierata lealtà è solo una finzione.

 Il cast è assolutamente straordinario. Emerge ovviamente Gary Oldman, nella parte di Smiley, un apparentemente grigio servitore dello stato. Notevole è John Hurt che impersona il potente, astuto, sgradevole Control. Colin Firth è Haydon. Da vedere anche i lanciatissimi Tom Hardy e Benedict Cumberbatch.


I vertici del servizio segreto britannico ("the Circus")




Gary Oldman è George Smiley     


   
 
"Straniero" con "soldato"
          
                                                                









Ciaràn Hands é Roy Bland (soldato)



George Smiley e Percy Alleline


Mark Strong è Jim Prideaux  (l'autore della esecuzione finale)




John Hurt è Controllo






Benedict Cumberbatch è Peter Guillam 


Svetlana Khodchenko è Irina





Tom Hardy (l'amico di Irina)



(spia)


Colin Firth è Bill Haydon (sarto)         


Toby Jones é Percy Alleline (straniero)

giovedì 23 febbraio 2012

HUGO CABRET - Capolavoro in 3D di Martin Scorsese


Per chi non conosceva il 3D, è una autentica sorpresa che giusifica il fastidio degli appositi occhiali. Personaggi che sembrano vicini allo spettatore, la neve che sembra ti venga addosso. Sensazione di profondità e distanza. L'altezza poi si percepisce così intensamente da soffrire di vertigini; chi ha tale inconveniente, in certe scene deve distogliere lo sguardo.

E' la prima impressione che si prova, dando anche solo uno sguardo superficiale alle prime scene. Ma un giudizio meditato, dopo avere visto tutto il film, deve sottolinearne la qualità straordinaria: bellissimo, coinvolgente, commovente!

La vicenda si apre rappresentando la giornate di un ragazzo nella stazione di  Paris Montparnasse:  fa la manutenzione degli orologi e rubacchia per sfamarsi, inseguito dall'ispettore di polizia, che gli lancia dietro il suo feroce cane. E' Hugo Cabret, protagonista del film.

Gli inseguimenti in mezzo alla folla, su per le scale che portano agli orologi, giù nei sotterranei dove si trovano le apparecchiature della stazione,  rappresentano uno dei fili di questo intreccio. E' un pezzo di bravura che ricorda i vertiginosi inseguimenti dei film di Charlie Chaplin.

Veniamo a sapere che Hugo ha perso il padre, orologiaio,  in un incendio;  è stato quindi raccolto da uno zio, brutale e ubriacone, e comincia a vivere nei locali della stazione, dietro i macchinari degli orologi, che lo zio gli ha insegnato a riparare. Di fronte al suo letto, c'è uno strano automa, attorno a cui il ragazzo si affaccenda spesso nel tentativo di ripararlo. Ma poi sparisce anche lo zio (ci verrà poi detto che è morto annegato).

Uno dei momenti che fanno evolvere l'azione è il tentativo di Hugo di rubare un giocattolo meccanico in un negozio di giocattoli; purtroppo viene sorpreso ed afferrato dal  padrone che gli fa vuotare le tasche e gli sottrae il prezioso taccuino di suo padre con i disegni dell'automa.

Hugo fa di tutto per recuperare il taccuino. Fa amicizia con Isabelle, orfana anche lei e figlia adottiva del giocattolaio. Lei lo porta in biblioteca gli fa conoscere il mondo dei libri; lui le fa vedere per la prima volta un film. Isabelle porta al collo una chiave, che è proprio quella che serve per mettere in moto l'automa.

L'uomo meccanico traccia uno strano disegno e lo firma George Méliès, con grande stupore della ragazzina, visto che è il nome del padre adottivo. E' questo il punto di svolta del film che porta a svelare un grande segreto.

I ragazzi cercano in biblioteca un libro sulla storia del cinema; ne trovano uno scritto da un certo professor Labard e cominciano a consultarlo. Scoprono così, con grande sorpresa, che George Méliès è stato uno dei protagonisti del mondo del cinema e che ha realizzato ben 500 film. Leggono anche che è morto durante la prima guerra mondiale.

Al professor Tabard che incontrano in biblioteca, spiegano che George Méliès è vivo e vegeto e fanno nascere in lui il desiderio di incontrarlo.
Viene così organizzata una visita a sorpresa al giocattolaio-regista ed alla moglie. Il professore porta un proiettore cinematografico ed una pellicola da proiettare.

La moglie del professore, "mamma Jeanne", dopo un iniziale rifiuto, acconsente a vedere il film e si entusiasma, rivedendosi giovane e bella. Svegliato dal suo sonno dal ben noto rumore del proiettore, sopraggiunge anche George Méliès, sorpreso nel vedere un suo film.

Ciò lo induce a raccontare la sua storia: come, dopo i trionfi iniziali, i suoi film non attiravano più gli spettatori. Alla fine pieno di debiti, aveva dato fuoco allo studio cinematografico ed aveva venduto le pellicole come materiale da riusare, distruggendo tutta la sua opera.

  Il professor Tabard, che è un suo ammiratore gli rivela che 80 suoi film sono stati recuperati e restaurati. Viene quindi organizzata una serata trionfale in onore del redivivo George Méliès, che ritrova se stesso: mago, illusionista, regista visionario e prolifico. Se i fratelli Lumière hanno creato il cinema, é stato Méliès che ha trasformato uno strumento meccanico in una macchina dei sogni.

Tutto si conclude per il meglio. Lisette accetta la corte dell'ispettore che è reso timido dalla sua gamba zoppicante a causa di una ferita di guerra.
Alla fine, ricompare anche l'automa, perfettamente funzionante, riportato da Hugo, dopo una rischiosa corsa.


Dopo aver realizzato in 44 anni, molti importanti film ed alcuni autentici capolavori (da "Taxi driver" a "Toro scatenato"), Martin Scorsese rende omaggio a uno dei fondatori del cinema scrive una dichiarazione d'amore al cinema con un racconto pieno di levità e grazia.   La tecnologia tridimensionale risulta essere particolarmente appropriata in un film che esalta George Méliès, il padre degli effetti speciali e dell'animazione del modo inanimato. Tratto dal romanzo di Brian Selznik "La straordinaria invenzione di Hugo Cabret, non è un semplice "film per famiglie", ma piuttosto un invito a farsi sedurre dalla magia del cinema. La fotografia è di Robert Richardson, mentre la straordinaria scenografia è di Dante Ferretti che ricostruisce una fascinosa Parigi anni Trenta.


Hugo Cabret si nasconde aggrappandosi alle lancette dell'orologio, per sfuggire al feroce cane dell'ispettore. E' interpretato da Asa Butterfield. 











Il giocattolaio è in realtà il grande George Méliès.  E' interpretato da Ben Kingsley. 





Isabelle è interpretata da Chloe Moretz.

LISETTE  (Emily Mortimer)                    
                                                           


















ISPETTORE (Sacha Baron Cohen)
Il regista Martin Scorsese
 A sinistra:Michael Stuhlbarg che interpreta il professor Tabard. A destra: mamma Jeanne, in terpretata da Helen McCrory.

mercoledì 15 febbraio 2012

THE IRON LADY - LA DECADENZA DELLA VECCHIAIA

Il film presenta una Margaret Thatcher vecchia alle prese con i malanni dell'età e con la mente offuscata dal morbo di Alzheimer.
C'è da chiedersi se è opportuno rappresentare le miserie private dei personaggi politici, quando sono ormai lontani dal potere e ciò non costituisce più neppure uno spregevole strumento di lotta politica. 
E poi è utile rappresentare tali fatti? Quale tipo di informazioni vengono offerte al pubblico?
Una lettura superficiale porterebbe ad affermare che il senso del film è costituito dal vecchio motto: "Sic transit gloria mundi!". Non valeva la pena fare un film per riproporre una morale così vecchia e risaputa.
Secondo una lettura più attenta invece, lo squallore della decadenza rende più efficaci, per effetto del contrasto, le immagini folgoranti dei tempi del potere.

Un primo episodio che dimostrò la spietata durezza della "iron lady" fu lo sciopero della fame di alcuni appartenenti all'IRA; il suo rifiuto di accettare le loro richieste portò alla morte di dieci di loro, tra cui Bobby Sands.
Ma il momento che forse più colpisce è la scena relativa alla guerra delle Falkland del 1982; si vede la Thatcher, unica donna in mezzo in mezzo ad uno stuolo di generali in divisa e di ministri incerti e discordi, ordina con spietata freddezza: "Affondate l'incrociatore Belgrano!". Si trattò di una decisione gravida di conseguenze: 300 marinai argentini morti, con conseguente rappresaglie dell'Argentina che portarano alla morte di molti soldati inglesi. Ma tale decisione mostrava la incrollabile determinazione del primo ministro di reagire all'aggressione, come richiedeva la dignità inglese, rifiutando ogni trattativa e compromesso: non si può transigere sul piano dei principi. La vittoria rappresentò il culmine della popolarità e del successo della Thatcher. 

Ma molti altri momenti salienti sono rivissuti da Margaret Thatcher attraverso allucinazioni e vuoti di memoria. Prima di tutto, sono presentati la giovinezza e l'esordio in politica: una strada dura per la figlia di un droghiere, sia pure con laurea ad Oxford. Ma il matrimonio ed i figli la rendono più popolare. Nel 1959 fu eletta alla Camera dei Comuni.

Per arrivare alla elezione a Primo Ministro fu necessario un "restyling", cioè una trasformazione della immagine, attuata con la consulenza della Satchi&Satchi. Via i capellini, poi una pettinatura con i capelli biondi cotonati! Una voce meno aggressiva e più autorevole. Poi i discorsi che veicolavano una nuova immagine della Gran Bretagna: individualismo, efficienza, rinascita dell'orgoglio nazionale.

Un altro momento saliente fu la controversia durissima del 1984 con i minatori che raggiunse il culmine, quando il loro sindacato  proclamò lo sciopero ad oltranza. Quando gli scioperanti fecero azioni di picchettaggio, la Thatcher non esitò a reprimere. Dopo un anno, il sindacato fu costretto a cedere condizioni.   In effetti, con il senno del poi, non aveva senso sovvenzionare l'industria mineraria per conservare i posti di lavoro. Le attività inefficienti dovevano essere abbandonate e nuove industrie efficienti dovevano nascere.

Un episodio tragico fu l'attentato degli estremisti irlandesi dell'IRA contro il Grand Hotel di Brighton, mentre era in corso il congresso del partito conservatore; Margaret Thatcher ed il marito uscirono miracolosamente illesi.

Nel 1989, la sua popolarità cominciò a declinare, soprattutto a causa della introduzione della poll tax. La sua caduta fu anticipata dalle dimissioni del ministro degli esteri, Geoffrey Howe. Nel novembre 1990, alle elezioni per la elezione del leader del Partito Conservatore, tenutasi mentre era alla conferenza di Parigi, riuscì a prevalere di strettissima misura su Michael Heseltine. La necessità di un secondo turno la indusse a rassegnare. Storica la sua uscita in lacrime da Downing Street, dopo undici anni e mezzo di potere.

Margaret Thatcher è rimasta famosa come esponente della politica monetarista. Ma soprattutto ha rappresentato un modo diverso di governare, tanto più notevole in tempi in cui i politici sono alla ricerca di una facile popolarità e prendono le loro decisioni in basi ai sondaggi di opinione. Secondo lei, invece un vero leader non deve avere paura di una temporanea impopolarità, se le sue decisioni sono ispirate agli interessi di lungo periodo del paese.

Tutti questi eventi emergono in modo frammentari, con brevi flashback. La regista Phyllida Lloyd ha privilegiato un approccio, eccessivamente fondato sui fatti privati. Ciò dà l'occasione a Meryl Street di offrirci una interpretazione memorabile. Non c'erano dubbi che sapesse darci una immagine  straordinaria di una patetica vecchietta di ottant'anni, un poco "svampita". Ma ciò che fortemente colpisce è l'efficacia e la credibilità, con cui impersona la "tigre" nei momenti del potere, con la sua autorevolezza e la sua arroganza. Riesce persino a creare una somiglianza fisica, come mostrano le immagini.


  
   
  

































Denis Broadbent interpreta il ruolo di Denis Thatcher, il marito in ombra della lady.
Anthony Head interpreta Geoffrey Howe, il ministro degli esteri che con le sue dimissioni, anticipò la caduta. 
Richard E. Grant, nella parte di Michael Heseltine, il rivale alle elezioni di leader del Partito Conservatore.
Nick Dunning, nella parte di James Prior, appoggiato da Margaret Thatcher, come leader del Partito Conservatore. 
Il capo dell'esercito nella guerra delle Falkland.
Il film è stato prodotto nel 2011 dalla Gran Bretagna e dura 105 minuti.