lunedì 12 dicembre 2011

A DANGEROUS METHOD - AGLI INIZI DELLA PSICANALISI




Il regista David Cronenberg parte dal testo di Christopher Hampton, A talking care, e dal libro di John Kerr A dangerous method. Vengono raccontati fatti che si riferiscono ai primi anni del movimento psicanalitico, che già sono stati raccontati nel film Prendimi l'anima di Roberto Faenza.

Il 17 agosto 1904 Sabine Spielraum, discendente di una ricca famiglia di ebrei russi, viene ricoverata in una clinica svizzera, in preda ad una crisi. Veniamo messi subito di fronte agli aspetti drammatici e sgradevoli dei disturbi nevrotici. Il medico, Karl Gustav Jung, applica il nuovo metodo, introdotto da Freud, basato sull'uso della parola: bisogna aiutare il malato ad essere cosciente dei suoi traumi ed a portare alla luce le sue angosce. Dopo un certo periodo di uso del metodo, Jung fa visita a Vienna a Freud, che lo apprezza e comincia a considerarlo il suo migliore allievo.

Gradualmente Sabine migliora e viene incoraggiata a approfondire lo studio della medicina, per cui prova molto interesse. Si manifesta il meccanismo del tranfert e Sabine fa delle avances nei confronti di Jung, il quale, nonostante abbia moglie e figli, in barba ai principi della psicanalisi, le accetta. Inizia una relazione amorosa violenta e sensuale. Sabine, a causa di trami infantili, ha una forte componente masochistica e prova piacere, quando viene umiliata e picchiata; alle scene sesso si accompagnano quindi violente frustate.

Però la relazione viene scoperta dalla ricca moglie di Jung e diventa di pubblico dominio; Jung è costretto ad interromperla, con grande furia di Sabine, che lo costringe a raccontare la verità a Freud in una lettera, sperando di essere accolta come paziente del maestro; la lettera viene scritta, però Jung è geloso della preferenza accordata a Freud.

Questa è un'altra componente della vicenda: il rapporto padre-figlio tra Freud e Jung e la rivalità che nasce tra i due. Freud si considera non solo il fondatore, ma anche la massima autorità della Società psicoanalitica e non tollera deviazioni dalla sua teoria. Per lui alla radice delle nevrosi c'è sempre e solo la sessualità, con i traumi connessi. Bisogna insegnare al malato a vedere chiaro in se stesso e ad accettare la realtà così come è, senza tentativi di sfuggire. Jung si chiede invece se possa esserci, sia pure in un numero limitato di casi, qualche altra componente e vorrebbe concedere al malato una qualche speranza di essere diverso.

C'è una atmosfera di setta nella Società Psicanalitica, dove Freud è il santone; per di più, quasi tutti i membri sono ebrei, mentre Jung è svizzero di Zurigo. C'è una diffusa ostilità verso le nuove teorie, considerate come la "peste" e ciò induce gli aderenti ad "arroccarsi" in una ferma difesa della ortodossia.

La vicenda si avvia alla conclusione. Sabine,ormai laureata in Medicina, si trasferisce a Vienna e diventa Membro della Società Psicanalitica. Jung continua la sua doppia vita: da un lato, la moglie ed i figli, dall'altro una nuova amante, Tony. Oramai ha intrapreso una ricerca autonoma ed è uscito dal circolo degli allievi di Freud. Dice di se stesso: "Bisogna affrontare l'inosabile per riuscire a vivere!".

Sabine e Jung si rivedono, quando lei, ormai sposata con un medico ebreo russo, ed incinta gli dice di essere in procinto di ritornare in Russia; in entrambi c'è il rimpianto per un amore forte, ma impossibile.

Nella vita fuori del film, sarà Jung a morire per ultimo, nel 1961; Freud muore di cancro a New York, dove è emigrato, dopo la conquista nazista dell'Austria; Sabine viene uccisa nel 1941 in una sinagoga dai nazisti.

Un film intelligente che coinvolge lo spettatore nei concetti psicanalitici, senza ossessionarlo.

Jung è ben rappresentato da Michael Fassbender, mentre Sabine Spielrein è interpretato da Keira Knightley, che ha dimenticato i pirati, per rappresentare la sofferenza. Freud è Viggo Mortensen, che forse ricordiamo troppo come attore di film western. C'è anche, in una piccola parte, Vincent Cassell.




     Karl Gustav Jung                                                                                   Sabine Spielrein








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