domenica 24 febbraio 2013

MARGIN CALL - Un mondo di pescicani

La vicenda si svolge a Wall Street, negli uffici di una grande banca che assomiglia alla Lehman Brothers. Ha il ritmo di un thriller, con la banca come possibile vittima. Viene descritto un ambiente cinico e spietato, dove i principi etici non esistono. Il guadagno proprio é la perdita degli altri: la cosa importante é sopravvivere. Quando l'utile della banca diminuisce, si licenzia un adeguato numero di impiegati per fare tornare i conti. 

Il film si apre con il licenziamento in tronco di Eric Dale, uno dei capi settore di una grossa banca di credito finanziario: il responsabile del settori Rischi. Viene descritto lo squallido rituale che accompagna tali eventi: la cerimonia della comunicazione, il prelievo in tutta fretta degli effetti personali, il ritiro di tutti i documenti aziendali. Dale é ancora attaccato al suo lavoro e consegna al giovane analista Peter Sullivan una chiavetta di computer contenente un suo studio sui rischi che incombono sulla banca; gli dice anche di fare attenzione. Peter, dopo che i suoi compagni di lavoro sono usciti, integra che i dati che emergono dai file di Eric con elementi che ad Eric mancavano.


 Emerge che la banca, appoggiandosi su azioni virtuali, ha le ore contate. Sullivan mette in allarme le alte sfere e si convoca nella notte una riunione di emergenza. Bisogna decidere in tempi rapidissimi il da farsi o il crollo dell'Istituto sarà verticale.

John Tuld, il grande capo, ha ideee semplici e chiare: sopravvivere ad ogni costo! Bisogna vendere tutto, allettando gli incauti compratori con prezzi ragionevoli.

Viene organizzata una riunione degli operatori, in cui vengono date le disposizioni: a ognuno è assegnato un pacchetto di titoli da vendere, con ricchi bonus in caso di successo.

Nella tarda mattinata i titoli-spazzatura sono quasi tutti venduti: oramai non valgono più niente. Peggio per chi ha preso la fregatura! Ma la banca è salva.
 


Eric Dale, interpretato da Stanley Tucci


John Tuld, splendidamente interpretato da Jeremy Irons

Sam Rogers, interpretato da Kevin Spacey 


Peter Sullivan, interpretato da Zachary Quinto



Sarah Robertson, interpretato da Demi Moore



Per informazioni più complete:



























































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giovedì 21 febbraio 2013

ANNA KARENINA

L'abbiamo letto ai tempi dell'università il romanzo-fiume di Leone Tolstoi.




Poi abbiamo visto varie trasposizioni cinematografiche ed ogni volta che ne appare una nuova versione ci chiediamo quali nuove scoperte porta, quali nuove ambientazioni, quali attori si sforzeranno di fare rivivere gli immortali personaggi. Questa volta ci viene proposta una suggestiva messa in scena di impianto teatrale che utilizza i cambi di scena per rendere i cambi dei luoghi dell'azione. La vicenda si svolge tra Mosca e San Pietroburgo nel 1874; la reinvenzione teatrale la trasforma in una vicenda senza tempo, storia esemplare della passione amorosa. Anna è quasi un archetipo della donna innamorata.

A volte un poco artificiosa, questa realizzazione evita gli eccessi naturalistici, pure rimanendo fedele alla trama originale. Soprattutto, esprime in modo potente l'amore fatale di Anna e Vronski. Prima, c'era stato solo un incontro occasionale in treno ed un incrociarsi di sguardi, ma nel valzer la passione esplode. Il contatto delle braccia nel ballo, gli sguardi, le forti mani di Vronski che premono sui fianchi di Anna per sollevarla, il volteggiare sfrenato al ritmo della musica compongono un vertiginoso crescendo che accompagna l'esaltazione dei due ballerini. Il tutto avviene sotto gli sguardi incuriositi dell'alta società. Ha ben ragione Karenin a mettere in guardia la moglie, invitandola ad evitare comportamenti, anche involontari, che possono dare scandalo. E' successo tutto in modo non voluto, almeno da parte di Anna: però lei sente il desiderio di Vronski e ne è soggiogata. Poi lei dirà: "Ridatemi la mia pace!" e lui risponderà che non ci potrà essere pace per loro: o una forte sofferenza o una grandissima felicità.

Anna e Vronski diventano amanti, ma la relazione resta segreta. Lo scandalo scoppia, quando Anna, sconvolta dalla caduta da cavallo di Vronski, getta un grido, che tradisce una intimità inconfessabile ("Alexej!").


Anna viene messa al bando della società, perchè ha violato non solo le leggi, ma anche le "regole". Non può vedere i figli, perchè per Karenin è una "depravata". Inoltre, il marito non le concede il divorzio, impedendole quindi di sposare Vronski. Anna è vittima della gelosia: teme che Vronski ceda alle pressioni di sua madre, perchè sposi una ricca ereditiera.
Disperata, Anna è vittima dell'ansia e alla depressione. Arriva così a compiere un gesto disperato e si getta sotto il treno.  Il treno è un motivo ricorrente del film, come per indicare il destino. 


Keira Knightley presta il suo viso appassionato e lunare ad Anna, con una identificazione quasi fisica. Jude Law emana severità ed autorevolezza. Aaron Taylor Johnson è l'affascinante e fatuo Vronski.

Il film di Joe Wright, sceneggiato da Stoppard, viene ambientato su di un palcoscenico, come un'opera di teatro, anche se ciò non esclude splendide riprese all'aperto. Si ha una impressione di artificio, ma il nucleo tragico del romanzo si conserva integro in tutta la sua potenza.

Il sito ufficiale del film è;

Le seguenti immagini sono prese dal sito ufficiale. Questo blog non ha nessuno scopo commerciale, ma solo amatoriale, e non visualizza inserzioni pubblicitarie.

Anna Karenina

Anna con Karenin


Anna con Vronski

Anna Karenina alla stazione


 

venerdì 15 febbraio 2013

LINCOLN




Un film avvincente che evidenzia in ogni sequenza la mano magistrale  di Steven Spielberg, si avvale della collaborazione di Tony Kushner. Potrebbe apparire un film semplice, quasi monotono, senza scene di battaglia, senza effetti speciali, senza gli splendidi paesaggi che arricchiscono tanti film americani, senza neppure la scena dell'assassinio. Il film prende in esame solo gli ultimi quattro mesi della vita del sedicesimo Presidente degli Stati Uniti ed alterna momenti della sua vita privata a rappresentazioni di incontri e riunioni con esponenti politici e scene delle riunioni della Camera dei rappresentanti. 
Tutta la narrazione è focalizzata sulla battaglia per far passare il tredicesimo emendamento della costituzione per la abolizione della schiavitù, nel 1865.

La grandezza morale di Lincoln si manifesta nella determinazione con cui egli persegue questo obiettivo che è un grande ideale, ma che acquista la forma di una ossessione che lo domina e a cui sacrifica a volte anche la famiglia. Lo scopo che si propone il film è rendere percepibile all'osservatore la tensione verso l'obiettivo da raggiungere in ogni modo, costi quel che costi. Lincoln è un idealista, forse "l'uomo più puro in America", come lo definisce un suo collaboratore, ma è anche   un politico realista che si avvale di ogni mezzo per i suoi scopi. La compravendita dei voti democratici è raccontata in dettaglio, con promessa di cariche e, sullo sfondo, pagamenti di denaro.
Quando, a due giorni dalla votazione, mancano ancora alcuni voti, Lincoln perde la calma e parla a chiare lettere: "Sono il presidente degli Stati Uniti! Ho un potere sconfinato! Fate quello che volete, ma trovate quei voti!". All'immagine dell'idealista, s sovrappone quella del grande corruttore. In fondo, anche un tipo come Berlusconi avrebbe molto da imparare.

Spielberg racconta la storia, passando attraverso la quotidianità, tessendo una trama di scene di vita familiare, colloqui, riunioni, sedute del Congresso. Le scene sono quasi tutte girate in interni, fino quasi a dare un senso di claustrofobia. Il tutto é legato dal filo del perseguimento del fine dell'abolizione della schiavitù.

La Guerra di Secessione resta sullo sfondo, non compare mai sulla scena. Solo alla fine, Lincoln visita a cavallo il campo di battaglia in Virginia. Ma non c'è gloria nemmeno per quelli che stanno dalla parte giusta. C'è morte e solo morte sul campo di battaglia: una immensa, terrificante carneficina, sconvolgente per il Presidente. C'è poi la resa dei sudisti ad Ulisse Grant.





Lincoln è magistralmente interpretato da interpretato da Daniel Day-Lewis, che dà un senso quasi di identificazione fisica. Traordinaria la regia di Steven Spielberg.


Il sito ufficiale per la presentazione del film  è:


Vengono usati tre screenshot a scopo illustrativo ed informativo. Questo blog viene gestito ad uso personale, anche se è consentito l'accesso al pubblico.  Si ritiene quindi di potere usufruire di una licenza libera e di non incorrere in vincoli di copyright. Anche se il film non ha bisogno di pubblicità, questo post fornisce informazioni (molto positive!) a chi voglia vedere il film e può attrarre nuovi spettatori.




Daniel Day-Lewis nel ruolo di Lincoln
 
 
Il presidente Lincoln ad una riunione di gabinetto
 
 
 
Lincoln a cavallo visita il campo di battaglia
 
 
 
 







ZERO DARK THIRTY



Un potente film di Kathryn Bigelow, in collaborazione con il suo sceneggiatore e compagno Mark Boal, narra la vicenda della caccia a Bin Laden e della sua uccisione. Il film si avvale di informazioni di prima mano e si può considerare la vera storia della decennale ricerca dello sceicco del terrore, fino alla individuazione del suo covo ad Abbottabad ed alla irruzione delle forze speciali. Infatti, il film è realizzato sulla base di carte e testimonianze di operativi della Cia raccolte da Mark Boal. La fonte principale sembra sia stata un'agente soprannominata Maya.  Il titolo fa riferimento alla fascia oraria in cui si fanno le incursioni, cioè tra mezzanotte e le quattro del mattino: un titolo enigmatico e poco accattivante.

Il film ha suscitato polemiche negli Stati Uniti per alcune scene realistiche di torture praticate dagli agenti della Cia. Dovendo dare la caccia a belve spietate, che hanno fatto morire tremila persone a Ground Zero e compiono continuamente attentati in ogni parte del mondo, non fa poi tanto scandalo l'uso di metodi un poco "bruschi", come il waterboarding. E' solo grazie a questi metodi, forse discutibili, che si arriva ad estorcere informazioni ai terroristi catturati ed ai loro complici.  Poi Obama vieterà l'uso di queste pratiche.

Si parte da una esile traccia che viene perseguita per anni con inflessibile determinazione da una giovane donna, arruolata dalla Cia: l'agente Maya. Mentre l'agente Dan ad un certo punto getta la spugna e torna in America, un poco disgustato dal suo lavoro, Maya si immedesima completamente nella sua missione, fino farne lo scopo della sua vita. Una autentica ossessione. Non ha hobby, nè amici. Dice di sè: "Non sono una che scopa". D'altra parte, il suo fisico minuto ed il suo viso, gelido,determinato e duro, sembrano poco adatti ad ispirare orge di sesso.   Non la spaventa la morte continuamente in agguato. Non si scoraggia dopo la morte di Jessica, una agente Cia esperta caduta in una trappola e fatta saltare in aria da un Kamikaze.  Lei stessa sfugge miracolosamente ad un attentato grazie ai vetri blindati della sua auto. Fondamentale è la sua intuizione che per arrivare a Osama Bin Laden bisogna individuare il corriere che porta i suoi ordini alla rete di al Qaida. Su questa intuizione lavora per dieci anni contro tutto e contro tutti. Riesce a resistere alle pressioni dei superiori che vorrebbero dirottarla su altri compiti, per loro più importanti.  E' sola in un ambiente maschile, come sarà sola nel cargo che la riporta in America.

Osama bin Laden è molto astuto e non usa telefoni cellulari che possono essere facilmente localizzati, ma ricorre al più tradizionale utilizzo di un messaggero. Vive in una costruzione isolata, come si scoprirà alla fine, con le sue mogli ed i figli. Non esce mai.  Più che a una villa fa pensare ad una fortezza e nasconde accuratamente la vita dei suoi occupanti.
Paradossalmente, è questa segretezza, questo evitare i contatti con l'esterno che convince anche i superiori di Maya ed i vertici della Cia della verosimiglianza della ipotesi che si tratti del rifugio di Osama bin Laden, fino alla decisione di Obama inviare gli elicotteri.

Ma prima di arrivare a questo punto, c'è tutta la fase delle indagini, dei contatti, degli interrogatori di terroristi e fiancheggiatori. C'è la rappresentazione vivida di città del Pachistan, come Rawalpindi e Peshavar, con la folla variopinta, il traffico caotico. In questo caos si muovono gli agenti ed i collaboratori alla ricerca di indizi: come cercare un ago in un pagliaio! Anche Maya esce qualche volta dall'ambasciata americana, magari usando una parrucca per coprire i suoi capelli biondi o, addirittura, indossando il chador.

Lo scenario cambia continuamente passando dai locali dell'ambasciata alle basi americane in Afganistan e Pachistan, ai paesi del Golfo, fino alle ovattate stanze della Cia a Washington. E' una descrizione vivida ma lucida dell'enorme dispiegamento di forze da parte degli Stati Uniti, per combattere il terrorismo. C'è una galleria di tipi umani che vanno dallo spirito di sacrificio e senso del dovere al carrierismo, a stento mascherato. L'azione è scandita dal ritmo quasi ossessivo delle stragi e degli attentati. C'è a momenti l'immagine della impotenza della Cia alla ricerca di un nemico sfuggente, messa sotto accusa per i metodi brutali, ma anche ferocemente criticata, perchè non ottiene risultati che giustifichino i suoi enormi costi.

Il momento cruciale viene preparato dalle concitate riunioni di Washington fino alla anticamera del Presidente, con Panetta che non può dare nessuna certezza sulla presenza di Obama nel rifugio individuato. Si gioca con le probabilità. Poi, quando l'azione è stata decisa, si ha quasi una pausa, con i militari della squadra speciale che giocano e si rilassano. Infine il silenzio drammatico negli elicotteri, con i soldati stretti uno accanto all'altro.

Avvincenti le scene dell'avvicinamento degli elicotteri all'obiettivo, attraversando profonde valli nel buio della notte, in un desolato scenario di rocce. Gli elicotteri partono dalla base di Bagram in Afganistan ed entrano in Pachistan, senza essere intercettati dai radar pachistani.

Infine il culmine del film, costituito dalla irruzione dei Navy Seals nel bunker. Una azione pianificata con le poche informazioni disponibili, piena di incognite. Un elicottero viene danneggiato nell'atterraggio. Vengono uccisi il corriere ed il servo do Osama con la moglie. Poi ci sono le mogli di Obama che strillano ed i bambini che piangono e che devono essere tenuti a bada. Gli uomini entrano dalle varie porte della costruzione ed esplorano tutti i locali. Alla fine, al terzo piano, scorgono Bin Laden e lo uccidono prima che abbia il tempo di afferrare il mitra, sotto gli occhi della moglie "di turno".

Poi c'è la raccolta del materiale: computer, cd, documenti. Infine il corpo di Osama bin Laden viene chiuso in un sacco. Tutto viene caricato sugli elicotteri. Viene distrutto l'elicottero danneggiato e si decolla. Bisogna affrettarsi, perchè il Pachistan ha scoperto il blitz e fatto alzare in volo gli F15. Finalmente il ritorno alla base ed il riconoscimento del cadavere da parte di Maya. Il film evita accuratamente di rappresentare scene di giubilo e si chiude con il ritorno di Maya a Washington, completamente sola in un enorme cargo, come era stata sempre sola nel mondo degli agenti e degli intrighi. Il messaggio è che il successo è stato ottenuto grazie ad una persona giovane, determinata e che sa fare bene il suo lavoro. 



Il film è avvincente, animato da una tensione che ci domina per più di due ore, senza un istante di tregua. Al tempo stesso il film ci offre una rappresentazione precisa, quasi documentaristica degli ambienti dell'Intelligence e soprattutto documenta in modo rigoroso la sequenza dell'azione dei Navy Seals: quasi una testimonianza a scopo storico. Ma forse ciò che colpisce è l'equilibrio del film, con ogni scena che si sviluppa nel tempo adeguato al suo ruolo, con il ritmo frenetico di certi momenti, con il ritmo statico di altre fasi (soprattutto l'attesa dell'azione). Si ha anche l'impressione di una grande onestà intellettuale di  Kathryn Bigelow: non è stato detto niente di troppo e niente è stato taciuto!
Dopo The Hurt Locker, ambientato in Irak, ecco una nuova magistrale dimostrazione della abilità di  Kathryn Bigelow nel raccontare la guerra.


Notevoli gli interpreti soprattutto Jessica Chastain nella parte di Maya, che costituisce il cuore del film.



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 









 Interessante Jennifer Ehle  nella parte di Jessica, l'agente caduta in una trappola e fatta saltare per aria da un kamikaze. Dice a Maya che è meglio fare ogni tanto sesso.
Jason Clark interpreta Dan, l'agente che getta la spugna, perchè disgustato e stanco.  
 
 
 
 
 
 
Jessica Chastain nel film
 
 
IL SITO UFFICIALE E':
 
 

 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 


 


















Scene del film