venerdì 15 febbraio 2013

ZERO DARK THIRTY



Un potente film di Kathryn Bigelow, in collaborazione con il suo sceneggiatore e compagno Mark Boal, narra la vicenda della caccia a Bin Laden e della sua uccisione. Il film si avvale di informazioni di prima mano e si può considerare la vera storia della decennale ricerca dello sceicco del terrore, fino alla individuazione del suo covo ad Abbottabad ed alla irruzione delle forze speciali. Infatti, il film è realizzato sulla base di carte e testimonianze di operativi della Cia raccolte da Mark Boal. La fonte principale sembra sia stata un'agente soprannominata Maya.  Il titolo fa riferimento alla fascia oraria in cui si fanno le incursioni, cioè tra mezzanotte e le quattro del mattino: un titolo enigmatico e poco accattivante.

Il film ha suscitato polemiche negli Stati Uniti per alcune scene realistiche di torture praticate dagli agenti della Cia. Dovendo dare la caccia a belve spietate, che hanno fatto morire tremila persone a Ground Zero e compiono continuamente attentati in ogni parte del mondo, non fa poi tanto scandalo l'uso di metodi un poco "bruschi", come il waterboarding. E' solo grazie a questi metodi, forse discutibili, che si arriva ad estorcere informazioni ai terroristi catturati ed ai loro complici.  Poi Obama vieterà l'uso di queste pratiche.

Si parte da una esile traccia che viene perseguita per anni con inflessibile determinazione da una giovane donna, arruolata dalla Cia: l'agente Maya. Mentre l'agente Dan ad un certo punto getta la spugna e torna in America, un poco disgustato dal suo lavoro, Maya si immedesima completamente nella sua missione, fino farne lo scopo della sua vita. Una autentica ossessione. Non ha hobby, nè amici. Dice di sè: "Non sono una che scopa". D'altra parte, il suo fisico minuto ed il suo viso, gelido,determinato e duro, sembrano poco adatti ad ispirare orge di sesso.   Non la spaventa la morte continuamente in agguato. Non si scoraggia dopo la morte di Jessica, una agente Cia esperta caduta in una trappola e fatta saltare in aria da un Kamikaze.  Lei stessa sfugge miracolosamente ad un attentato grazie ai vetri blindati della sua auto. Fondamentale è la sua intuizione che per arrivare a Osama Bin Laden bisogna individuare il corriere che porta i suoi ordini alla rete di al Qaida. Su questa intuizione lavora per dieci anni contro tutto e contro tutti. Riesce a resistere alle pressioni dei superiori che vorrebbero dirottarla su altri compiti, per loro più importanti.  E' sola in un ambiente maschile, come sarà sola nel cargo che la riporta in America.

Osama bin Laden è molto astuto e non usa telefoni cellulari che possono essere facilmente localizzati, ma ricorre al più tradizionale utilizzo di un messaggero. Vive in una costruzione isolata, come si scoprirà alla fine, con le sue mogli ed i figli. Non esce mai.  Più che a una villa fa pensare ad una fortezza e nasconde accuratamente la vita dei suoi occupanti.
Paradossalmente, è questa segretezza, questo evitare i contatti con l'esterno che convince anche i superiori di Maya ed i vertici della Cia della verosimiglianza della ipotesi che si tratti del rifugio di Osama bin Laden, fino alla decisione di Obama inviare gli elicotteri.

Ma prima di arrivare a questo punto, c'è tutta la fase delle indagini, dei contatti, degli interrogatori di terroristi e fiancheggiatori. C'è la rappresentazione vivida di città del Pachistan, come Rawalpindi e Peshavar, con la folla variopinta, il traffico caotico. In questo caos si muovono gli agenti ed i collaboratori alla ricerca di indizi: come cercare un ago in un pagliaio! Anche Maya esce qualche volta dall'ambasciata americana, magari usando una parrucca per coprire i suoi capelli biondi o, addirittura, indossando il chador.

Lo scenario cambia continuamente passando dai locali dell'ambasciata alle basi americane in Afganistan e Pachistan, ai paesi del Golfo, fino alle ovattate stanze della Cia a Washington. E' una descrizione vivida ma lucida dell'enorme dispiegamento di forze da parte degli Stati Uniti, per combattere il terrorismo. C'è una galleria di tipi umani che vanno dallo spirito di sacrificio e senso del dovere al carrierismo, a stento mascherato. L'azione è scandita dal ritmo quasi ossessivo delle stragi e degli attentati. C'è a momenti l'immagine della impotenza della Cia alla ricerca di un nemico sfuggente, messa sotto accusa per i metodi brutali, ma anche ferocemente criticata, perchè non ottiene risultati che giustifichino i suoi enormi costi.

Il momento cruciale viene preparato dalle concitate riunioni di Washington fino alla anticamera del Presidente, con Panetta che non può dare nessuna certezza sulla presenza di Obama nel rifugio individuato. Si gioca con le probabilità. Poi, quando l'azione è stata decisa, si ha quasi una pausa, con i militari della squadra speciale che giocano e si rilassano. Infine il silenzio drammatico negli elicotteri, con i soldati stretti uno accanto all'altro.

Avvincenti le scene dell'avvicinamento degli elicotteri all'obiettivo, attraversando profonde valli nel buio della notte, in un desolato scenario di rocce. Gli elicotteri partono dalla base di Bagram in Afganistan ed entrano in Pachistan, senza essere intercettati dai radar pachistani.

Infine il culmine del film, costituito dalla irruzione dei Navy Seals nel bunker. Una azione pianificata con le poche informazioni disponibili, piena di incognite. Un elicottero viene danneggiato nell'atterraggio. Vengono uccisi il corriere ed il servo do Osama con la moglie. Poi ci sono le mogli di Obama che strillano ed i bambini che piangono e che devono essere tenuti a bada. Gli uomini entrano dalle varie porte della costruzione ed esplorano tutti i locali. Alla fine, al terzo piano, scorgono Bin Laden e lo uccidono prima che abbia il tempo di afferrare il mitra, sotto gli occhi della moglie "di turno".

Poi c'è la raccolta del materiale: computer, cd, documenti. Infine il corpo di Osama bin Laden viene chiuso in un sacco. Tutto viene caricato sugli elicotteri. Viene distrutto l'elicottero danneggiato e si decolla. Bisogna affrettarsi, perchè il Pachistan ha scoperto il blitz e fatto alzare in volo gli F15. Finalmente il ritorno alla base ed il riconoscimento del cadavere da parte di Maya. Il film evita accuratamente di rappresentare scene di giubilo e si chiude con il ritorno di Maya a Washington, completamente sola in un enorme cargo, come era stata sempre sola nel mondo degli agenti e degli intrighi. Il messaggio è che il successo è stato ottenuto grazie ad una persona giovane, determinata e che sa fare bene il suo lavoro. 



Il film è avvincente, animato da una tensione che ci domina per più di due ore, senza un istante di tregua. Al tempo stesso il film ci offre una rappresentazione precisa, quasi documentaristica degli ambienti dell'Intelligence e soprattutto documenta in modo rigoroso la sequenza dell'azione dei Navy Seals: quasi una testimonianza a scopo storico. Ma forse ciò che colpisce è l'equilibrio del film, con ogni scena che si sviluppa nel tempo adeguato al suo ruolo, con il ritmo frenetico di certi momenti, con il ritmo statico di altre fasi (soprattutto l'attesa dell'azione). Si ha anche l'impressione di una grande onestà intellettuale di  Kathryn Bigelow: non è stato detto niente di troppo e niente è stato taciuto!
Dopo The Hurt Locker, ambientato in Irak, ecco una nuova magistrale dimostrazione della abilità di  Kathryn Bigelow nel raccontare la guerra.


Notevoli gli interpreti soprattutto Jessica Chastain nella parte di Maya, che costituisce il cuore del film.



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 









 Interessante Jennifer Ehle  nella parte di Jessica, l'agente caduta in una trappola e fatta saltare per aria da un kamikaze. Dice a Maya che è meglio fare ogni tanto sesso.
Jason Clark interpreta Dan, l'agente che getta la spugna, perchè disgustato e stanco.  
 
 
 
 
 
 
Jessica Chastain nel film
 
 
IL SITO UFFICIALE E':
 
 

 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 


 


















Scene del film



 

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