giovedì 6 aprile 2017

LUTHER - BIOGRAFIA DI MARTIN LUTERO, IL GRANDE RIFORMATORE



Per vedere il film in italiano (spagnolo)basta usare i seguenti link:



https://www.youtube.com/watch?v=61bxOgC_IpY
https://www.youtube.com/watch?v=61bxOgC_IpY&t=198s
https://www.youtube.com/watch?v=61bxOgC_IpY&t=198s



Quest'anno ricorre il cinquecentesimo anniversario delle 95 tesi di Lutero e questo film ha ripreso a circolare in Germania. 

https://www.youtube.com/watch?v=B98kIRiAlF4


In una giornata del luglio 1505, uno studente universitario avanzava a fatica sulla strada riarsa alle porte del villaggio di Sotterheim. D'un tratto il cielo si rannuvolò e cominciò a cadere un acquazzone che presto divenne uno scrosciante temporale. Un fulmine squarciò l'oscurità, gettando a terra il viandante che, nello sforzo di rialzarsi, gridò pieno di terrore: "Sant'Anna, aiutatemi! Mi farò monaco!" Quell'uomo era Martin Lutero. Aveva ventun anni ed era studente alla Università di Erfurt. Scelse un convento severo: la congregazione riformata degli agostiniani. Si presentò alle porte del convento e solo allora informò suo padre che si adirò violentemente: quel figlio, educato con tanti sacrifici, avrebbe dovuto aiutare i genitori nella vecchiaia! 


Il giovane monaco occupava le giornate in preghiere, canto, meditazioni e tranquilla compagnia, in una disciplinata e moderata austerità. Ma una nuova tempesta spirituale gli piombò addosso. La sua prima messa ne fu la causa occasionale; infatti, il suo superiore lo aveva scelto per il sacerdozio ed egli cominciava le sue funzioni con la prima celebrazione. Il terrore del sacro, lo spavento davanti all'infinito lo colpì come un nuovo fulmine;  e solo per un tremendo sforzo di autocontrollo poté rimanere sull'altare sino alla fine. Il terrore di Lutero era aumentato dal riconoscimento della propria indegnità: "Sono povere e cenere e pieno di peccato".  La coscienza di essere soltanto una creatura davanti al Creatore ed il sentimento della propria imperfezione lo opprimevano in pari misura. Gli si piegavano le ginocchia nel venire dall'altare alla tavola dove suo padre ed i parenti volevano fare festa con i frati. Nel film Lutero versa il vino della messa per la emozione ed è arrabbiato con se stesso. Il padre si allontana adirato e dice che forse era stato il diavolo ad ispirare la sua decisione. Il quarto comandamento dice di onorare il padre e la madre.

Come può l'uomo reggere alla presenza di Dio sull'altare, se non è santo egli stesso? Lutero cominciò a praticare digiuni, veglie e preghiere, ma non riusciva ad avere il sentimento che controbilanciassero i suoi peccati. Nel film vediamo Lutero nella sua cella che si sente tormentato dal demonio. Il suo superiore gli dice che è troppo duro verso se stesso.  E' inutile bisticciare con il diavolo, perché sa tutti i nostri punti deboli. In due anni, in confessione, non ha mai ascoltato colpe degne di attenzione. Lutero dice di vivere nel terrore del giudizio, che cerca un Dio misericordioso che lo ami. Il suo superiore gli dice che Dio non è arrabbiato con lui, ma è lui ad essere arrabbiato con Dio.  Gli dona la sua croce e gli dice di confidare nella misericordia di Cristo


Quando due frati furono inviati a Roma, Lutero fu uno dei prescelti, nonostante ciò sia stato disapprovato da molti monaci. Staupitz dice che egli ha due lauree ed inoltre ha una notevole predisposizione per il diritto ed inoltre gli farà bene vedere il mondo. Lutero cammina con altri pellegrini verso la Città Eterna. Qui non lo interessò né la Roma antica, né quella del Rinascimento. Dedicò invece la sua attenzione alle eccezionali opportunità che gli si offrivano per salvare la sua anima e quella dei suoi congiunti. Ma le delusioni furono grandi. Prostitute nelle strade e monaci che si appartavano con loro. Traffico di immagini sacre. Sfacciata esibizione di reliquie. Il ricordo disgustoso di papa Alessandro VI ammorbava ancora l'aria. D'altra parte, Giulio II attraversava a cavallo la città, chiuso in una armatura dorata. Si stupiva che i meriti fossero talmente legati a certi luoghi sacri che il visitarli conferisse un beneficio. Salì devotamente la Scala Santa, diede una moneta che, giunto in cima, avrebbe liberato suo nonno dalle pene del purgatorio. Giunto in cima, fu assalito dal dubbio e strappò il certificato di indulgenza. La corruzione del clero poteva essere tollerata, finché la Chiesa aveva efficaci mezzi di grazia, ma ora anche quelli gli sembravano dubbi.


Ritornato al convento, quando il superiore gli ordinò di parlare, espresse tutto il suo sdegno per quanto aveva visto a Roma. Subito dopo Lutero fu trasferito da Erfurt a Wittenberg, dove avrebbe passato il resto della sua vita. Era un villaggio di poco più di duemila abitanti. Qui l'elettore Federico il Savio aveva fondato una nuova Università che sperava avrebbe fatto concorrenza al prestigio della centenaria Università di Lipsia. A Wittemberg Lutero diventò  Dottore in Teologia e cominciò a tenere lezioni. Irrideva apertamente al culto delle reliquie. Spalatino, cappellano di corte, lo invitò confidenzialmente ad usare cautela e a non mettere in imbarazzo il principe.


A Roma intanto, nel 1513, viene eletto il nuovo papa Leone X (il quarto figlio di Lorenzo il Magnifico e Clarice Orsini). Tra coloro che assistono ci sono il cardinale Gaetano e Gerolamo Aleandro, un giovane e brillante studioso. Gaetano esprime l'auspicio che Leone X salvi la Chiesa dopo i suoi indegni predecessori. Di Alessandro VI dice che aveva tre amanti, cinque figli e una passione per la corrida. Giulio II voleva apparire un guerriero e non un pastore. Ricevendo Aleandro, Leone X dice che la nuova chiesa di San Pietro non è solo una costruzione, ma il simbolo della chiesa rinnovata  di Gesù Cristo.

Il papa dice che Alberto di Magonza vuole un terzo vescovato ed offre 10.000 fiorini per la costruzione della basilica. Otterrà un prestito a otto anni dai Fugger, i banchieri imperiali. Li restituirà con il ricavato di una indulgenza, propagandata dal domenicano Tetzel.

[Alberto di Brandeburgo, della casa di Hohenzollern, prima ancora di avere raggiunto l'età per essere vescovo , lo era già di Halberstadt e Magdeburgo e aspirava alla sede arcivescovile di Magonza, che avrebbe fatto di lui il primate in Germania. Sapeva che avrebbe dovuto pagare assai per ottenere quel posto. La tassa d'insediamento era di diecimila ducati, che la diocesi non poteva provvedere perché impoverita dalla morte in due lustri di tre arcivescovi. ..La diocesi offrì il posto ad Alberto, a condizione che pagasse egli stesso la tassa. Egli si rese conto che avrebbe dovuto, inoltre, pagare anche qualche supplemento per l'irregolarità di avere tre sedi ad un tempo e probabilmente aumentare ancora per controbilanciare le pressioni che la rivale casa di Asburgo avrebbe fatto sul papato. .... Proprio allora Leone X  aveva particolarmente bisogno di fondi per portare a compimento un progetto iniziato dal suo predecessore: la costruzione della nuova basilica di San Pietro. La vecchia basilica, costruita ai tempi di Costantino, era stata condannata, e il titanico papa Giulio II aveva intimorito il concistoro, facendogli approvare il progetto di gettare una cupola grande come il Pantheon sui resti degli apostoli Pietro e Paolo. I pilastri erano cominciati, quando Giulio II morì; l'opera languì e l'erbaccia spuntava tra le pietre; Leone X riprese i lavori, ma aveva bisogno di denaro.....]

da "Lutero" di Roland H. Bainton

La proclamazione di questa indulgenza fu affidata al domenicano Johann Tetzel, un esperto venditore.  Per impressionare  gli spettatori, pone una mano sopra una torcia e mostra la mano ustionata. Per i peccatori un simile tormento durerà per tutta l'eternità. Il Santo Padre offre un mezzo per sfuggire a una simile pena: una indulgenza per finanziare la costruzione di San Pietro. Si doveva porre rimedio alle tristi condizioni, in cui si trovavano i beati apostoli Pietro e Paolo e innumerevoli martiri e santi , le cui ossa giacevano abbandonate ed erano costantemente profanate dal vento e dalla pioggia. "Deponi una pietra per San Pietro e deporrai le fondamenta per la tua felicità in cielo. Come? Con questa indulgenza. Quando? Stasera! E solo stasera!".

"In cielo c'è un forziere ricolmo di meriti! Meriti di Gesù Cristo, della Vergine Maria e dei Santi, che, con le loro vite sante, hanno messo da parte dei meriti per voi, poveri peccatori bisognosi.  Stasera questo forziere è stato aperto per voi. Non sentite le loro voci urlanti, le voci dei genitori defunti, dei nonni, degli zii,...."

[Come parroco di una chiesa di campagna, Lutero aveva la responsabilità della vita spirituale delle sue pecorelle, che cercavano di procurarsi delle indulgenze, come egli stesso aveva fatto un tempo.] ibidem



Era troppo! A questo punto Lutero affigge alla porta della Cattedrale di Wittenberg le sue 95 tesi, in cui ribadisce la sua opinione sulle indulgenze e si offre di sostenerle in pubblico dibattito. La vendita delle indulgenze da parte di Tetzel crolla dopo il diffondersi delle idee di Lutero, diffuse anche tramite la distribuzione di innumerevole copie riprodotte tramite stampa. Lutero dice ai fedeli, nella sua predica, che non ha senso cercare Dio tramite le reliquie, le indulgenze i pellegrinaggi: è ovunque, è nell'amore reciproco, è nelle scritture.  

[Federico intraprese negoziati con il cardinale Caetano, legato papale, per ottenere che questi concedesse a Lutero una udienza a titolo personale in occasione della prossima riunione della dieta imperiale ad Augusta.] Lutero si presenta così ad Augusta, davanti al cardinale Caetano, per giustificarsi. Lì trova il suo superiore che lo invita a frenarsi. Il segretario del cardinale, Aleandro, gli spiega il cerimoniale e gli dice che non ci sarà nessun dibattito. Lutero deve dire una sola parola: REVOCO.

Lutero dice di avere mancato, ma chiede come; il cardinale dice che ha diffuso nuove dottrine sulle indulgenze. Quando Caetano cita in maniera errata la bolla Unigenitus di papa Clemente non si trattiene dal rettificare la citazione: "I meriti di Gesù Cristo sono il tesoro delle indulgenze" è invece "I meriti di Gesù Cristo  hanno acquisito il tesoro delle indulgenze". La bolla in oggetto risale a 175 anni prima e, se non fosse stata di qualche indirizzo alla Chiesa, non sarebbe stata chiamata "extravagans" ed esclusa dalle raccolte di diritto canonico. Il cardinale replica che l'attuale papa è in armonia con la bolla Unigenitus e ciò chiude l'argomento. Ma Lutero replica che la gloria del papato non si preserva con il ricorso alla autorità, ma salvaguardandone la credibilità del papa e  le chiare testimonianze che ci vengono dalle scritture. Dice Caetano: "Il papa interpreta le scritture!". Replica: "Le può anche interpretare, ma non è al di sopra di esse! Sappiamo entrambi che la vendita delle indulgenze non trova alcun riscontro nelle scritture. Se la gente comune potesse leggere la Bibbia per suo conto, comprenderebbe quanto libera sia la interpretazione che ne dà la Chiesa."
 "Questo è oltraggioso! Le scritture sono troppo complesse per un normale sacerdote, figuriamoci per la gente comune. Le indulgenze sono ormai una tradizione e forniscono conforto a migliaia di semplici cristiani. I turchi stanno ammassando eserciti sui nostri confini orientali. Quando l'unità è il nostro primo bisogno, tu crei confusione! Tu consideri il tuo personale disagio più importante della sopravvivenza della cristianità?" "Per me conta solo la verità! Non si può sostituire il Vangelo con la parola dell'uomo!" Caetano esce esasperato e dice che non vuole più parlare con quell'eretico. Il superiore di Lutero lo scioglie dalla sua appartenenza all'Ordine Agostiniano per non doverlo consegnare. Gli fa trovare un cavallo pronto per fuggire.


[La bolla Unigenitus Dei Filius, emanata il 27 gennaio 1343 da Clemente VI, dice che il Signore ha arricchito la Chiesa del tesoro dei suoi infiniti meriti. Meriti ai quali si aggiungono quelli della Beata Vergine Maria e di tutti i Santi. ] 


Spalatino informa Federico il Savio che il cardinale Caetano chiede la consegna di Lutero, ma questi gli dice di non dare nessuna risposta. Dalle pressioni si passa alle lusinghe. Leone X concede al principe elettore la Rosa d'Oro per la sua opera in difesa della fede e gliela fa consegnare da Carl von Miltitz. Ma Federico non ha nessuna intenzione di consegnare il suo dotto teologo. Lui stesso rinuncia alla sua collezione di reliquie accumulate con tanta fatica e tanta spesa. 

Leone X è a caccia nel suo casino della Magliana, quando il nuovo legato Aleardo gli porta la notizia che Federico rifiuta di consegnare Lutero. Scatta così la scomunica con la famosa bolla "Exurge Domine", scritta dal grande latinista Pietro Bembo. 

Federico ottiene però da Carlo V che Lutero sia giudicato in Germania e che gli sia concesso un salvacondotto che garantisca la sua sicurezza. Lutero, quando riceve la bolla di scomunica, la dà alle fiamme.

" Il 16 aprile 1521 Lutero entrava a Worms su un carro sassone a due ruote insieme con pochi compagni, preceduto dall'araldo imperiale, che portava l'aquila sul mantello. Sebbene fosse l'ora di pranzo 2000 persone si riunirono per accompagnarlo al suo alloggio. Il giorno seguente, alle quattro, Lutero era atteso dall'araldo e dal maresciallo imperiale, che, furtivamente per evitare gli assembramenti, lo condussero ad una riunione con l'imperatore, gli elettori e una parte della dieta. Il monaco rimase in piedi davanti all'imperatore che esclamò: "Costui non farà di me un eretico !"
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Lutero fu esaminato da un funzionario dell'arcivescovo di Treviri di nome Eck. Fu presentata a Lutero una pila dei suoi libri e gli fu chiesto se fossero suoi. .... Con voce appena percettibile rispose: "Questi libri sono tutti miei e ne ho anche scritti altri." "Li difendi tutti o ne vorresti ripudiare una parte?"  "Questo riguarda Dio e la sua parola ed interessa la salvezza delle anime.  Di queste cose Cristo ha detto: "Chi mi rinnega davanti agli uomini, io lo rinnegherò davanti al Padre mio".  Dire troppo o troppo poco sarebbe pericoloso. Vi prego, datemi il tempo di pensarci." 
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Era stato convocato per le quattro del pomeriggio del giorno seguente, ma la quantità degli altri argomenti fece ritardare la sua comparizione fino alle sei. Questa volta la sua voce era squillante. Eck ripeté la domanda del giorno precedente e Lutero rispose: "Serenissimo imperatore, illustrissimi principi, clementissimi signori, vi prego di perdonarmi se non vi ho dato i giusti titoli: non sono un uomo di corte ma un monaco. Mi chiedeste ieri se i libri sono tutti miei e se ne ripudierei alcuni.  Essi sono tutti miei, ma, riguardo alla seconda domanda, non sono tutti dello stesso tipo. Alcuni trattano questioni di fede, ma in modo così semplice ed evangelico che anche i miei nemici sono obbligati a considerarli degni di essere letti dai cristiani.  Perfino la bolla stessa non  considera i libri tutti della stessa specie. Se dovessi rinunciare a questi, io sarei il solo uomo sulla terra che condanni la verità che amici e nemici parimenti riconoscono. Un'altra parte delle mie opere investe la desolazione del mondo cristiano portata dalla vita malvagia e dal cattivo insegnamento dei papisti. Chi lo può negare, quando il lamento universale attesta che le leggi dei papi tormentano le coscienze degli uomini?" "No!"  interruppe l'imperatore. Lutero, calmo, parlò della incredibile tirannide che divorava la nazione tedesca: " Se io ritrattassi a questo punto, aprirei la porta a una maggiore tirannia ed empietà e sarebbe ancora peggio se si venisse a sapere che l'ho fatto per impulso del Sacro Romano Impero." Era questa una abile difesa del nazionalismo tedesco, fortemente rappresentato nella dieta. "Una terza parte contiene attacchi a persone private, e confesso di essere stato più pungente di quanto comporti la mia professione; ma ora mi si giudica non per la mia vita, bensì sulla dottrina cristiana, perciò non posso rinunciare neppure a queste opere senza fare crescere la tirannide e l'empietà.
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"Se mi si mostra il mio errore, sarò il primo a gettare i libri nel fuoco. A chi mi ha fatto ricordare i dissensi generati dal mio insegnamento, posso rispondere solo con le parole del Signore: "Io non sono venuto a portare la pace, ma la spada!"

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"La tua richiesta di essere inteso sulla base della scrittura è quella che fanno sempre gli eretici. Non fai altro che rinnovare gli errori di Wyclif e Hus. .........Martino, come puoi supporre di essere l'unico che intende il senso della scrittura? Vuoi forse mettere il tuo criterio sopra quello di tantissimi uomini famosi e pretendere che ne sai più di tutti loro?  Non hai il diritto di chiamare in causa la serenissima fede ortodossa, stabilita da Cristo, il perfetto legislatore proclamata per tutto il mondo dagli apostoli, suggellata dal sangue vermiglio dei martiri, confermata dai sacri concili.... Io ti chiedo Martino - e rispondi francamente e senza ambiguità, riprovi, sì o no, i tuoi libri e gli errori che contengono?"  .... "A meno che io non sia convinto con la scrittura e con chiari ragionamenti (poiché non accetto l'autorità di papi e concili, che si sono contraddetti l'un l'altro), la mia coscienza è vincolata alla parola di Dio. Non posso e non voglio ritrattare nulla, perché non è giusto, né salutare andare contro coscienza. Iddio mi aiuti. Amen!"

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Il 6 maggio Carlo presentava a una dieta sempre meno numerosa la redazione finale dell'editto di Worms, preparata da Aleandro, in cui Lutero era accusato di attaccare i sette sacramenti alla maniera degli eretici boemi.

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L'editto, sebbene datato 6 maggio non fu pubblicato fino al 26, perché in quel momento la dieta era abbastanza ridotta di numero da acconsentire. Allora firmò anche l'imperatore.

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Federico il Savio aveva deciso di nasconderlo  e dato ordine a certi ufficiali della sua corte di prendere le disposizioni necessarie, senza farne conoscere i particolari neppure a lui, affinché egli potesse fingere plausibilmente di esserne all'oscuro. ........Lutero decise di tornare a Wittenberg, qualunque cosa succedesse. In carrozza e con pochi compagni egli stava entrando nei boschi situati nelle vicinanze del villaggio di Eisenach, quando dei cavalieri armati piombarono su di loro e, tra imprecazioni ed esibizioni di violenza, trascinarono Lutero a terra. ... Dopo avere messo Lutero su un cavallo, lo condussero per tutta una giornata per sentieri fuori mano attraverso il bosco, finché al crepuscolo apparve in lontananza, sullo sfondo del cielo, la sagoma massiccia della fortezza di Wartburg.]

Da "Lutero" di Roland H. Bainton



Lutero trascorse un anno alla Wartburg e in questo tempo tradusse l'intero Nuovo Testamento che dedicò al principe elettore.


[In realtà egli non era lontano dalla lotta; infatti la Riforma avanzava a Wittenberg con una velocità impressionante ed egli ne era tenuto al corrente per quanto lo permettevano la lentezza delle comunicazioni e la necessità di rimanere nascosto: si chiedeva di continuo la sua opinione e le sue risposte influivano sul corso degli avvenimenti, sebbene egli non fosse in grado di prendere iniziative. La direzione del movimento ricadde su Melantone, professore di greco alla Università, su Carlostadio, professore ed arcidiacono della chiesa del catello,  e su Gabriel Zwilling, un monaco agostiniano, come Lutero.

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Durante la sua assenza, negli anni 1521 e 1522, le innovazioni si susseguirono una dopo l'altra, con straordinaria rapidità: i preti si sposavano, si sposavano i monaci, si sposavano le monache ed anche frati e monache tra di loro...


Con una lunga barba, Lutero apparve per le vie di Wittenberg il 4 dicembre 1521. Egli era favorevole ad accelerare le riforme, ma non con la violenza.  Il giorno prima del suo arrivo, c'era stato un tumulto: studenti e popolo con coltelli nascosti sotto i coltelli avevano invaso la chiesa parrocchiale, strappando i libri della messa dall'altare e cacciando i preti.]

ibidem

Un gruppo di monache fuggita dal convento arriva a Wittenberg in cerca di Lutero. Le guida Katharina von Bora. Le monache trovano marito nella città e Katharina si sente attratta da Martin e capisce che anche lui è attratto. Però questi non pensa di sposarsi.



Vedendo i disordini e i morti, Lutero dice che non era quello che lui voleva. Invita Carlostadio, capo degli estremisti, ad abbandonare la città. In un colloquio con il principe elettore, Spalatino dice che Lutero, pure appoggiando alcune delle rivendicazioni dei contadini, è contrario alla violenza.
Di fronte alla violenza dei contadini insorti, Lutero invita i principi della nazione tedesca a ristabilire l'ordine. Segue uno spaventoso massacro. La guerra dei contadini sconvolse il paese. Forse 100.000 furono i morti.

Il giorno 1 dicembre 1521 morì Leone X. Bancarotta dice il cardinale Caetano a Aleandro, anche lui cardinale: 800.000 ducati di debito. Dice Caetano che, se fosse vissuto, avrebbe venduto anche il Vaticano. Avrebbe dovuto rinnovare la chiesa, non ricostruirla.



[Nel 1530 l'imperatore Carlo V fu finalmente libero di recarsi in Germania. Dopo avere umiliato la Francia e il papa, si avvicinava alla Germania con un amabile invito a tutti a dichiarare la propria posizione in  materia religiosa, ma con l'intenzione di non tralasciare severe misure, nel caso che quelle più blande non dessero risultato. A Lutero non fu permesso di assistere alla dieta e, per sei mesi, dovette ritirarsi in un castello chiamato Veste Koburg. Si dedicò a studi biblici, oltreché a scrivere ammonimenti e consigli a quelli che guidavano la difesa della causa evangelica ad Augusta.]


L'imperatore fu costretto ad ascoltare il credo luterano, esposto da Melantone con la Confessione di  Augusta, dopo che i principi avevano offerto la loro testa, pur di non rinunciare alla loro fede.


Lutero sposò Caterina von Bora. Ebbero sei figli e vissero felici e contenti.


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Joseph Fiennes interpreta Lutero. Alfred Molina è Johann Tetzel.  Uwe Ochsenknecht è Leone X. Torben Liebrecht è Carlo V.  Girolamo Aleandro è Jonathan Firth. Mathieu Carriere è il cardinale Caetano.  Claire Cox è Katharina von Bora.    Bruno Ganz è Johann von Staupitz. Jochen Horst è Carlostadio. Benjamin Sadler è Spalatino.


La regia è di Eric Till.

























MONACO!






LA PRIMA MESSA




Il padre

















A ROMA



Vendita dei certificati di indulgenza








La delusione in cima alla Scala Santa





Il superiore ordina a Lutero di interrompere il silenzio, in cui si è chiuso dopo il ritorno da Roma



LUTERO VIENE MANDATO A WITTENBERG 









Lutero pone domande imbarazzanti a Karlstadt





Karlstadt assiste alla lezione di Lutero, divenuto Dottore in Teologia, insieme ad un imbarazzato Spalatino





Spalatino invita Lutero alla moderazione


IL NUOVO PAPA LEONE X


















IL DOMENICANO TETZEL


















La predicazione di Lutero fa fallire il progetto di Tetzel



AFFISSIONE DELLE 95 TESI E ACCUSA DI ERESIA


























FEDERICO IL SAVIO, ELETTORE DI SASSONIA



Federico si affaccia alla finestra dopo avere posato per il ritratto di Cranach




Federico osserva beffardo la rosa d'oro inviatagli da Leone X tramite von Miltitz





Federico non crede più nella efficacia miracolosa delle sue reliquie 





LA SCOMUNICA




Caetano e Aleardo informano Leone X della situazione in Germania





Leone X durante la caccia al cinghiale



Il nuovo imperatore Carlo V
















Federico con l'imperatore Carlo V



LA DIETA DI WORMS





















Carlo V e il nunzio pontificio Aleandro



Federico il Saggio









RINCHIUSO ALLA WARTBURG


Lutero si dedica alla traduzione del Nuovo Testamento




Federico parla con Spalatino della posizione di Lutero sulla rivolta dei contadini




Consegna a Federico la traduzione del Nuovo Testamento




 Lutero si reca a Wittenberg









Lutero cerca di frenare i disordini




KATHARINA VON BORA















I LUOGHI



ERFURT






WITTENBERG (LUTHERSTADT)















I campanili della Mariankirche







WORMS









La cattedrale




Nibelungenbruecke


AUGUSTA (AUGSBURG)





Il municipio



LA WARTBURG (EISENACH)













CASTELLO DI VESTE COBURG







MAGONZA (MAINZ)


Il duomo





La piazza del mercato con il duomo




LA STORIA









Federico il Savio




Leone X (ritratto da Raffaello)




Catharina von Bora




Giovanni Federico di Sassonia, successore di Federico il Savio

Da "Storia dell'età moderna" di Giorgio Spini



Rispetto alla Germania, davvero, sembra che Roma medicea faccia tutto il possibile per esasperare la situazione. Giulio II ha già bandito una indulgenza tra i fedeli, in cambio di offerte di denaro per riempire le casse eternamente vuote per cambiare le casse eternamente vuote del papato. Leone X riprenderà l'iniziativa, mescolandola con le manovre politico-finanziarie di un tipico esponente di quell'alto clero feudale, belligero e scostumato, contro cui si appuntano gli strali della critica erasmiana, nonché con il giro di affari della banca dei Fugger. A ventitré anni, un cadetto degli elettori del Brandeburgo, Alberto di Hohenzollern, ha già cumulato il titolo di arcivescovo di Magdeburgo e l'amministrazione del vescovato di Haslberstadt, con tutte le rendite e le giurisdizioni feudali, che questi due principati ecclesiastici comportano. Non sazio ancora, è riuscito  
a farsi conferire dalla Santa Sede un terzo arcivescovato, quello di Magonza, a cui va annessa la dignità di elettore del Sacro Romano Impero. Onde pagare la colossale somma dovuta a Roma, sia per ottenere la dispensa relativa al cumulo di tante cariche sul proprio capo, sia per il versamento consueto della prima annata di redditi, imposto ad ogni nuovo titolare di vescovadi, l'Hohenzollern ha dovuto contrarre un grosso debito con i Fugger, Tra gli agenti romani di questi ultimi ed un alto esponente della burocrazia medicea, il cardinale Pucci, si è arrivati perciò ad un accordo, per cui li giovane prelato si è impegnato a promuovere la predicazione della indulgenza papale, per la durata di otto anni, nei tre principati ecclesiastici da lui conseguiti, col patto di versare metà del ricavato ai Fugger , a sgravio del proprio debito, e l'altra metà alla Curia romana.  Nello stesso tempo, in cui Tommaso Moro stampa la sua Utopia ed Erasmo il suo Nuovo Testamento  - come se fatti del genere non avessero la minima importanza - le piazze delle città tedesche cominciano a risuonare dell'impronta facondia del frate domenicano Tetzel, incaricato di fare la massima réclame possibile in mezzo al volgo credulone.

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Uno dei professori della neonata Università di Wittenberg, il padre Lutero dell'ordine agostiniano, si accorge, nella sua opera quotidiana di confessore, come tra i fedeli stia penetrando la pericolosa convinzione che la salvezza eterna possa comprarsi in denaro contante dal Tetzel.  Doppiamente colpito nella sua responsabilità di pastore di anime e di teologo, Lutero decide di mettere sull'avviso i credenti, smascherando la losca speculazione intessuta da prelati senza vergogna, finanzieri rapaci e frati barattieri.

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L'abbandono della scolastica per la Bibbia e la celebrazione della interiore opera della fede, in paragone dell'apparato esteriore di una pietà sconfinante fin troppo spesso nella superstizione, rispondono senza dubbio a postulati della Philosophia Christi di Erasmo.  Ma la scoperta dell'Evangelo, che in Erasmo è frutto di un processo culturale, è in Lutero lo sbocco di un processo religioso.: Erasmo, in altre parole, resta un fatto del Rinascimento, cioè un intellettuale del XVI secolo, legato alla temperie particolare   della sua età.      Lutero si affaccia sulla scena come l'uomo di un eterno dramma di sofferenza e di redenzione, che si pone al di là deli tempi e della storia. Ma, come per uno straordinario paradosso, l'intellettuale del Rinascimento, pago delle trasparenze serene di una chiarificazione intellettuale, rimane sempre, in un certo senso,   al margine della bufera del suo tempo. Martin Lutero, in apparenza tanto indifferente alla storia, si tufferà ben presto nel folto della mischia, a fianco degli altri uomini, impegnandosi senza riserve.

Dai corsi universitari sulla Theologia Crucis, alla decisione di intervenire nella questione delle indulgenze, vi è una continuità non interrotta. Il 31 ottobre 1517, il dottor Lutero fa affiggere sulla porta della cattedrale di Wittenberg, un elenco di 95 Tesi sulla questione delle indulgenze, offrendosi di sostenerle contro chiunque in pubblica disputa.

Il gesto, in se stesso, non ha nulla di particolarmente rivoluzionario, perché l'uso di sfidarsi l'un l'altro a pubblica disputa è tradizione secolare degli ambienti universitari. D'altra parte, sul punto specifico delle indulgenze, regna ancora una certa oscurità nel mondo teologico, in quanto gli uni sostengono che con esse il papa non intende fare altro che commutare in altera forma - l'offerta in denaro - quelle penitenze che solitamente la Chiesa impone ai peccatori come dimostrazione del loro ravvedimento, mentre altri teologi sostengono che l'indulgenza ha il potere, non solo di esentare da altre forme di penitenza, ma addirittura di commutare le pene che le anime dei defunti dovrebbero soffrire nel purgatorio. Nelle sue Tesi, pertanto, Lutero si limita a sostenere la prima alternativa, affermando che la remissione dei peccati appartiene a Dio solo, mentre al papa non appartiene altro che la commutazione delle penitenze, in quanto la sua autorità vale solo entro la sfera del diritto canonico e penitenziale, ma non può sostituirsi a quella di Dio.   D'altronde, la salvezza eterna non giunge all'uomo per la minuta esecuzione di opere buone, ma per la interna contrizione dell'animo, illuminata dalla fede sull'abisso della propria malvagità e sulla efficacia immensa del sacrificio del Redentore.


Ma il problema delle indulgenze non è un problema astratto di metafisica, che interessi solo una cerchia minuscola di dotti: è un problema che coinvolge tutto il sistema dei rapporti tra clero e laicato e tra germania e Roma. E' un problema che si inserisce profondamente nella situazione morale e politica della nazione tedesca.  Il tuono di applausi, che saluta da ogni parte il gesto di Lutero, non lascia dubbi sul carattere di estrema attualità della questione. E soprattutto, a fare delle indulgenze una questione decisiva, ed a spingere la situazione sino alla rottura, contribuisce l'atteggiamento che Roma prende in materia, dopo che l'arcivescovo di Magonza ed i confratelli domenicani del Tetzel hanno sporto denuncia contro il Lutero, accusandolo di spandere dottrine ereticali.  Alla corte medicea si considera l'intera faccenda come una bega di frati da liquidare al più presto e la Germania come un paese di barbari da rimettere a posto con una sbrigativa stretta di freni. Il processo contro Lutero è affidato al tribunale della Camera apostolica, vale a dire il ministero delle finanze papali. Il teologo di servizio, Silvestro Mazzolini da Prearo, inquisitore domenicano e censore papale per la provincia romana, cui viene affidato l'incarico di rispondere alle Tesi, non si degna neppure di dare soddisfazione alla opinione pubblica tedesca. Poiché il papa è infallibile - sostiene il domenicano - se i papi hanno creduto bene di concedere le indulgenze, bisogna accettarle senza discutere, qualunque ne sia il significato teologico. Chi si comporta altrimenti, è un eretico. Lutero taccia, se non vuole fare la fine di Jan Hus.



Con la stessa rudezza frettolosa seguono poi, da parte della Santa Sede, la definizione teologica del problema delle indulgenze, in senso contrario alle tesi luterane, la preparazione di un decreto di condanna e l’ordine al cardinale Gaetano, legato papale in Germania, di ottenere la ritrattazione dell’audace o di intimargli la condanna stessa.

La fretta, con cui Roma cerca di liquidare la faccenda del Lutero, si urta però con la lentezza abituale, con cui l’elettore di Sassonia suole ruminare ogni decisione. Proprio questa fretta, anzi, risveglia nel principe una profonda diffidenza verso gli italiani, i Fugger, Roma e tutte le loro diavolerie: e se poi si venisse a scoprire che il dottor Lutero aveva ragione? D’altra parte, Germania rurale e Germania cittadina, una volta tanto, sono d’accordo nell’acclamare al teologo di Wittenberg e nel vituperare Roma. Agli occhi del popolo, stanco delle tristi gesta dei prelati come Alberto di Hohenzollern, Martin Lutero è l’eroe della coscienza morale offesa, che si vuole fare tacere, perché non disturbi la cuccagna dei corrotti e dei corruttori; agli occhi dei principi e del nazionalismo tedesco, egli è l’avvocato delle ragioni della Germania, che Roma vuole soffocare per continuare nel proprio sfruttamento finanziario; agli occhi degli umanisti è il campione delle filologia evangelica contro gli scolastici, cioè l’intelligenza che chiede di discutere, minacciata dall’oscurantismo barbarico che vuole ricorrere alla forza. Roma stessa deve evitare di esasperare troppo l’opinione pubblica tedesca, in questo momento, in cui è in gioco la corona imperiale. Se vuole salvare dalla conquista asburgica il papato, l’Italia, Firenze medicea, Leone X deve pure appoggiarsi su tutte le forze che possono impedire al nipote di Massimiliano di cingere quella corona.  Davanti al papato mediceo comincia a profilarsi un dilemma preoccupante: o esigere la testa di Martin Lutero a ogni costo, sino a romperla con i tedeschi e fare il gioco degli Asburgo, col pericolo di subire il giogo austro-spagnolo a Firenze ed a Roma; ovvero fare leva sul nazionalismo tedesco, per impedire l’elezione imperiale del nipote di Massimiliano, e quindi venire a patti sulla questione luterana, col rischio di pregiudicare l’autorità papale sul piano dottrinale e gli interessi della Curia sul piano finanziario.   


La soluzione del dilemma sarà soltanto un doppio disastro, cioè la catastrofe del sistema mediceo ed italiano in politica  e la crisi dell’autorità papale in religione, fra i laghi di sangue ed il fumo degli incendi di una conflagrazione europea, destinata a protrarsi per un intero quarantennio. L’abilissima cerchia fiorentina del papato mediceo si rivelerà pietosamente impotente a padroneggiare il corso degli eventi o soltanto ad interpretarlo. Per il momento, tuttavia, questa cerchia si attiene al principio del “particulare” e cerca quindi di cattivarsi l’elettore di Sassonia, a costo di mettere la sordina alla condanna del suo teologo.  Anziché fulminare la condanna contro Lutero, il cardinale Caetano accetta di avere con lui un abboccamento per indurlo a ritrattarsi.  Cosa abbastanza significativa, la sede in cui avrà luogo il colloquio non sarà altro che il palazzo augustano dei Fugger. Procurato dall’elettore di Sassonia, il colloquio si svolgerà del resto sotto i suoi auspici  e con l’intervento di giuristi da lui inviati ad assistere Lutero con il loro consiglio.


Dalla dottrina della predestinazione, mutuata dai maestri occamisti della gioventù, e da  quella della giustificazione per fede, attinta dalle epistole paoline e rafforzata poi dalla meditazione degli scritti di Agostino, Lutero giunge alla sua conclusione più rivoluzionaria: la dottrina del sacerdozio universale. Ogni credente, in quanto redento dalla Grazia rigenerante che sgorga dalla Croce, è sacerdote: ogni credente ha una vocazione da Dio, che attribuisce responsabilità e dignità eterne al suo operare nel mondo. La concezione gerarchica della società, derivante da quella dei rapporti tra naturale e sovrannaturale della teologia degli ordini mendicanti, è sconvolta dalle radici.  Anziché come immensa scala gerarchica degradante dal papa, vicario di Cristo sulla terra, alle autorità da lui investite e finalmente alla massa dei sudditi, la cristianità si configura come una unica famiglia di liberi ed eguali, sotto il suggello dell’universalismo della Croce. Anziché spartita con invalicabile distinzione tra sacerdoti e laici, essa si presenta come un insieme di vocazioni divine,  che esercitano non più nel chiuso del monachesimo ascetico, ma nel mondo stesso, come professioni, come lavoro, come ministeri alla gloria di Dio.


Vedere anche:







Lutero alla dieta di Worms

https://www.youtube.com/watch?v=_rJwCqhTyY8

https://www.youtube.com/watch?v=61bxOgC_IpY

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